Beppe Fenoglio: un ritratto d’autore a cura di Marino Biondi

Lo scrittore Beppe Fenoglio

Beppe Fenoglio. L’epica della Guerra civile 

A cura del prof. Marino Biondi

La letteratura di Beppe Fenoglio, geniale outsider nel Piemonte postbellico, è un mondo a sé, sembra quasi senza una tradizione, una costellazione di testi, che lo scrittore di Alba, prov. di Cuneo (1 marzo 1922 – 18 febbraio 1963) compose con una energia pari a un talento formale e stilistico rari e peculiarissimi. Da dove gli veniva quella scrittura densa, copiosa, forte, aspra, recalcitrante a ogni conformismo, quasi ignara di ogni modello, se non da qualche autore americano (da Faulkner al cinema), subito diretta a fare racconto, a costruire romanzo, a ordire trame, intrighi, fughe, anche in forma di peripezia avventurosa, che fu detta ariostesca, sfiorando i cantari cavallereschi e il romance? Due i temi, costantemente rivisitati, e ritornanti, assai più come ossessione che come una musa ispiratrice: la sua terra, le Langhe, la città di Alba, le armi partigiane, gli amori. Capitale di ogni sua fantasia, desiderio di possesso ideale e terrestre. Tutto vi accade, per lei, intorno a lei, come un Graal etnico-geografico.

L’altro fu la guerra di liberazione che in Fenoglio si manifestava, forse per la prima volta, nella sua crudezza e verità di guerra civile. Uno stesso corpo, che si dilaniava, senza tregua, dall’una e dall’altra parte. Con molti demoni, e senza alcun santo, ma pure senza ambiguità nell’opzione fenogliesca di un antifascismo ragionato e virile. Anzi si può sostenere che ai progressi fatti dalla storiografia nel rappresentare la guerra intercorsa tra fascismo e antifascismo come una lotta intestina, una strage fraterna (tra i fratelli d’Italia), ha dato un contributo anche la letteratura di Fenoglio, quel suo modo di abitare la battaglia, l’originalità, la schiettezza con cui vengono mostrate sul terreno le due parti in lotta, ciascuna delle quali nella propria natura, avviluppata dal proprio vizio e anche dalla propria virtù. Ma senza alcuna ambivalenza ideologica, ché l’antifascismo del partigiano Fenoglio, attraverso l’alter ego Johnny e altre reincarnazioni più o meno prossime (Milton), è quasi un principio e una motivazione d’arte. Da far pensare al partigiano e al partigianato come a una categoria morale. A un assoluto etico. La guerra civile e il mestiere delle armi, non semplicemente sullo sfondo della guerra, ma nel cuore della guerra, le passioni, i desideri, gli amori, le gelosie, le viltà. Dentro la ragione storica, la questione privata. Questa intrusione è fino alla fine motivo di dramma.

Bibliografia essenziale

Romanzi e racconti, Edizione completa, a cura di Dante Isella, Torino-Paris, Einaudi-Gallimard, 1992

Il partigiano Johnny, con un saggio di Dante Isella, Torino, Einaudi, 2014

I ventitre giorni della città di Alba, presentazione di Dante Isella, Torino, Einaudi, 2015

La malora, prefazione di Paolo Di Paolo, Torino, Einaudi, 2014

Una questione privata, introduzione di Gabriele Pedullà, Torino, Einaudi, 1986

La paga del sabato, con una nota di E. F., Torino, Einaudi, 2014

Il libro di Johnny, a cura di Gabriele Pedullà, Torino, Einaudi, 2015

(Pubblichiamo lo scritto per gentile concessione del prof. Marino Biondi)

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